Quasi tutte le neoplasie del testicolo hanno origine dalle cellule che producono gli spermatozoi e sono dette “germinali”. Queste, a loro volta, si dividono in due gruppi: i seminomi e i non seminomi; essi presentano modalità di crescita e di diffusione differenti e quindi sono trattati in modo diverso. Le altre varianti, indicate come “non germinali”, sono molto rare. L’Europa centro-settentrionale presenta la più alta incidenza nel mondo (8-13×100.000), per quanto riguarda le neoplasie germinali. L’incidenza di queste forme aumenta durante la pubertà, con un picco in III-IV decade di vita e presenta un ulteriore piccolo incremento nelle ultime decadi.
Secondo i dati del Registro Nazionale dei Tumori si sono registrati nel 2018 in Italia 2.400 nuovi casi nel 2018. L’incidenza in Italia è pari all’1% di tutti i tumori maschili e la sopravvivenza è molto elevata (91% dei casi dopo 5 anni dalla diagnosi).
SINTOMI
Il tumore al testicolo può presentarsi con alcuni sintomi che, in alcuni casi, possono essere comuni anche ad infezioni ed infiammazioni locali. Proprio per questo motivo, non è raro che ci sia un ritardo diagnostico. I sintomi più comuni sono:
- rigonfiamento del testicolo
- sensazione di pesantezza nello scroto
- dolore sordo a livello del testicolo o dello scroto
- dolore sordo nella parte inferiore dell’addome o all’inguine
- improvvisa formazione di liquido nello scroto
Non da ultimo, un aumento dimensionale delle mammelle oppure la comparsa di nodulazioni e/o dolore a livello di queste ultime non va mai trascurato e va tempestivamente riportato al medico.
Più raramente, i sintomi di esordio di un tumore al testicolo possono manifestarsi a causa del coinvolgimento di organi a distanza (polmone, ossa, encefaleo). Essi includono dolori addominali ed ossei.
DIAGNOSI
La visita e l’esame obiettivo specialistico (ovvero la palpazione dei testicoli) rappresenta il primo passo verso la diagnosi. In caso di riscontro di aumento dimensionale del testicolo, di dolore alla palpazione oppure di nodulazioni sul profilo del testicolo stesso, è utile eseguire un approfondimento ecografico ed eventualmente degli esami del sangue specifici tra cui i marcatori tumorali specifici (B-HCG, alfa-FP, LDH). In caso di esame obiettivo e/o ecografico fortemente sospetto, unitamente rialzo dei livelli dei marcatori tumorali del sangue, si può procedere ad un ulteriore approfondimento diagnostico tramite TAC torace e addome con mezzo di contrasto, al fine di verificare il coinvolgimento di altri organi.
La diagnosi definitiva è sempre istologica. Il campione di tessuto deve essere ottenuto attraverso l’asportazione del nodulo o dell’intero testicolo; entrambe le procedure devono essere eseguite in sala operatoria, attraverso una incisione a livello dell’inguine. La biopsia testicolare percutanea (attraverso la cute) non viene mai eseguita in quanto i dati di letteratura scientifica hanno evidenziato la possibilità di diffusione delle cellule tumorali lungo il tragitto attraversato dall’ago per la esecuzione della biopsia.
FATTORI DI RISCHIO
- Storia di criptorchidismo (ovvero di testicolo non disceso nello scroto durante lo sviluppo): in questi casi il rischio di sviluppare un tumore al testicolo è da 10 a 40 volte superiore rispetto ai maschi sani. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti è stato sottoposto all’intervento di orchipessi (fissazione chirurgica del testicolo nella borsa scrotale) durante l’età infantile-adolescenziale. Se l’intervento è stato eseguito prima dei 6 anni, il rischio si riduce sensibilmente.
- Familiarità: chi ha un parente di primo grado con una storia di neoplasia testicolare ha più probabilità di esserne affetto rispetto alla popolazione generale.
- Uso degli estrogeni durante la gravidanza: secondo alcuni studi epidemiologici, questo può aumentare la predisposizione della neoplasia nel nascituro.
- Abuso di alcol e sedativi in gravidanza.
- Infertilità di coppia. Il rischio di insorgenza di neoplasie germinali è aumentato nei maschi sterili o sub-fertili probabilmente attraverso fattori comuni coinvolti sia nell’infertilità sia nella cancerogenesi. Non si può prescindere dal considerare, inoltre, che i pazienti con sospetto di infertilità si sottopongono ad un maggior numero di accertamenti, incrementando, in ultima analisi, il numero delle diagnosi precoci.
In tutti i pazienti con questi fattori di rischio è quindi indicata una visita urologica specialistica a cadenza annuale.
Per quanto riguarda i traumi a livello testicolare, non è dimostrato che possano causare direttamente il tumore. Tuttavia, spesso è proprio un evento traumatico che consente di arrivare alla diagnosi, grazie agli accertamenti che vengono eseguiti in relazione al trauma stesso. Non da ultimo, sin dall’età adolescenziale, è opportuno istruire il paziente circa l’utilità e le modalità di autopalpazione del testicolo, da eseguirsi a cadenza mensile. A tal proposito, e analogamente a quanto accade per le ragazze con la visita ginecologica, è estremamente utile sottoporre i ragazzi ad una visita uro-andrologica anche perché, a causa dell’abolizione della visita di leva, tante anomalie e patologie dell’apparato genitale non vengono diagnosticate o lo sono in grande ritardo.
I pazienti con criptorchidismo (testicolo che non discende nello scroto durante lo sviluppo) hanno un rischio da 10 a 40 volte superiore di sviluppare un cancro (di tipo seminoma) rispetto ai maschi sani. Se l’intervento di orchidopessia (fissazione chirurgica del testicolo nella borsa scrotale) è stato eseguito prima dei 6 anni, il rischio si riduce, mentre aumenta se parenti di primo grado hanno ricevuto diagnosi. Secondo alcuni studi epidemiologici, l’uso degli estrogeni durante la gravidanza può aumentare la predisposizione della neoplasia nel nascituro. Anche l’abuso di alcol e sedativi nella madre è un altro importante elemento di rischio.
MODALITÀ DI TRATTAMENTO
Come per la maggioranza dei tumori, la tipologia di cura (chirurgia, radioterapia e chemioterapia) varia in base allo stadio della malattia e delle sue caratteristiche istologiche.
Chirurgia. E’ sempre il primo paso della terapia e consiste nella asportazione del testicolo con legatura del funicolo spermatico attraverso un’incisione a livello inguinale (orchifunicolectomia). Al posto del testicolo asportato, può essere posizionata una protesi. In circostanze particolari può essere effettuata come alternativa una chirurgia conservativa che prevede l’asportazione della sola lesione (tumorectomia).
Successivamente, in relazione alla estensione e allo stadio di malattia, alla chirurgia può seguire la chemio e/o la radioterapia. In pazienti con malattia metastatica linfonodale retroperitoneale tra le opzioni terapeutiche può essere proposta una linfoadenectomia retroperitoneale. Una possibile complicanza delle linfoadenectomia estese è la perdita della eiaculazione per danno al sistema nervoso ortosimpatico. Per ovviare a questa complicanza possono essere usate tecniche basate su una rimozione più limitata dei linfonodi che permettono la preservazione della eiaculazione in oltre l’80% dei casi.
Radioterapia. E’ indicata sia nei casi di malattia confinata al testicolo con un intento di prevenire le metastasi ai linfonodi retroperitoneali, sia nei casi con metastasi linfonodali già presenti, come documentato da una TAC addominale. Il trattamento è eseguito attraverso l’utilizzazione di alte energie radianti con fasci esterni: le radiazioni sono erogate da una macchina posta all’esterno dell’organismo e orientate alla zona interessata dal tumore.
Chemioterapia. Viene somministrata per via endovenosa e si predilige l’associazione di più farmaci). Lo schema più utilizzato è il PEB (associazione di Cisplatino, Etoposide e Bleomicina) attivo sia nei seminomi che nei non seminomi in fase adiuvante (post-chirurgia) ed avanzata, ed il Carboplatino nel seminoma come trattamento adiuvante in alternativa alla radioterapia. Nei tumori in stadio avanzato si può decidere di sottoporre il paziente a chemioterapia prima dell’intervento chirurgico per ridurre la massa tumorale e le dimensioni di eventuali metastasi.